Diario del 11° Giorno Tappa Langvassbukt-Skibotn
13 Luglio 2002,
Piove, e ho detto tutto.
Una premessa di concetto: il nostro viaggio si snoda secondo due filosofie complementari:
Filosofia A) alla fine si deve arrivare a Capo Nord.
Filosofia B) fare turismo vuol dire gironzolare.
Alcune tappe sono disegnate con spirito "A" (come i raid dei giorni 7 e 8), altre (come quella di oggi, per esempio), sono invece mirate su un obiettivo particolare.
Con questo tempo (a visibilità zero) muoverci verso Andenes per una crociera whale-watching (avvistamento balene) non ha alcun senso. In attesa che spiova ci indirizziamo lungo il percorso base (secondo la filosofia A). Forse riusciamo ad anticipare un'intera tappa, in modo da avere un giorno libero da sfruttare dove più ci farà comodo.
Non spiove neanche per sogno. La giornata scivola via fra un sonno e un pisolino.
La prima nota di colore è un autovelox che ci pizzica alla velocità spaziale di 65 km/h. Avremo loro notizie, intanto ci consoliamo alla prima bakeriet che incontriamo (senza indugiare su chi ha mangiato cosa: a voi il compito di farvi un'idea).
Seconda nota di colore è il soccorso che prestiamo volentieri ad uno svizzero che, lasciata un attimo la macchina sul ciglio della strada, era sceso per filmare un laghetto, e al ritorno aveva trovato l'auto intraversata nel fosso (2 metri e mezzo). Sul posto ci sono già tre ragazzini accorsi dalle fattorie più vicine. Si ferma qualche persona, tentiamo di trainare l'auto in carreggiata, col solo risultato di comprometterne ulteriormente il già precario equilibrio. I soccorsi veri arriveranno entro un'oretta. Noi salutiamo e ce ne andiamo, ringraziati comunque dal simpatico svizzero, contento di essersi trovato meno solo in una situazione piuttosto imbarazzante (del resto l'auto l'aveva appena noleggiata all'aeroporto, e distruggerla in meno di sei ore non doveva essere il suo progetto di partenza).
Le Vesteralen sono collegate a terra da un ponte di un chilometro e mezzo intitolato a re Olav V, che interrompe finalmente la monotonia di un percorso sempre simile a se stesso. Peccato per le nuvole così basse, perché probabilmente ci sarebbero molte più cose da vedere di quanto possiamo immaginare.
Avendo un buon vantaggio sulla tabella di marcia, cerchiamo con alcune deviazioni verso villaggi improponibili una connessione ad internet, per mandare a voi splendido pubblico le nostre foto di viaggio (vi amiamo). Neanche a parlarne: incontriamo solo caserme nascoste fra le montagne e villaggi di case sparse (oltre a un bar immerso nel nulla con scritto su "discoteka").
Rientrati sulla strada maestra ci fermiamo un ultima volta al valico di Heia, dove abbiamo il primo incontro con un accampamento di Sami (=Lapponi). Le tende in cui abitano sono scostate dalle strada, su cui invece si affacciano quelle adibite a punto di ristoro e vendita di prodotti artigianali. Credo che incontreremo altri insediamenti del genere nei prossimi giorni.
Arrivati a Nordkjosbotn (previsto arrivo di tappa di domani) tiriamo dritto per un'altra cinquantina di chilometri, fino a Skibotn. Domani andremo ad Alta, cercando di arrivare in tempo per visitare un grande sito di graffiti rupestri (5 Km di percorso) dell'età della pietra.
Indovinate: com'è il tempo mentre entriamo al camping? e quando scegliamo la nostra sede? e quando montiamo la tenda B? e quando montiamo la tenda A?
È strano come abbiamo imparato dai norvegesi a fare tutto quello di cui c'è bisogno sotto la pioggia, senza neanche cercare il riparo di cappucci, cappelli o giubbotti. Quando impareremo anche a fare tutto questo senza far giungere le nostre imprecazioni fino ai confini della regione, allora saremo pronti per chiedere la cittadinanza onoraria.
Consoliamoci: il camping è bello (anche se ha un suolo terribilmente duro e sassoso, che rende vani i nostri sforzi di piantare i picchetti in maniera efficace), le strutture sono nuove e ben tenute. C'è un'area comune, con cucina e lavastoviglie (tanto noi abbiamo la pasta, ma non la pentola), c'è una sauna gratuita (di cui approfitteremo fra pochissimo) e addirittura il lettino solare (a pagamento). Speriamo solo che stanotte non tiri vento e che piova poco (non chiediamo tanto).
Skibotn, notte fonda:
Gianfranco ha finito di veder "Fandango" in lingua originale (ma sottotitolato in norvegese), e se ne va a dormire soddisfatto. Gli altri gonfiano un pallone da mare e vanno a giocare nell'area giochi, alle spalle della reception. Nel giro di un quarto d'ora abbiamo coinvolto un manipolo di ragazzini, coi quali non esiste altro mezzo di comunicazione che il gioco (chiaramente non parlano altra lingua che la loro).
Proprio quando il gioco inizia a farsi duro (quando, cioè, i duri dovrebbero iniziare a giocare) compaiono le prime mamme in missione recupero-marmocchi. Noi continuiamo un po', poi dirottiamo sui giochi a disposizione, scaricando così lo stress di due giorni di nulla assoluto. Al termine della divagazione notturna, stralunati, ci abbandoniamo alla sauna ed alla doccia di rito.
Solo per voi... questa misera galleria di immagini:
Lezione 1: Come mascherare un ostacolo fra il soggetto e la fotocamera
Lesson number two: what's the wheater like?
Fateci almeno mangiare all'asciutto!
Saturday night's fever: foto 1 foto 2 foto 3