Diario del 1° Giorno Tappa Casa-Oslo

03 Luglio 2002,

Zurich, 12.15:

In partenza di buon'ora ci muoviamo verso Fiumicino, pensando a quello che abbiamo portato e a quello che inevitabilmente avremo dimenticato. Degli ottanta chili di bagaglio che potevamo portare, venti sono già spariti per la valigia comune con tende, materassini e il sacco a pelo di Gianfranco (che da solo pesa quanto il padrone)... avanzano quindi quindici chiletti a testa.

Gianfranco si presenta con una valigia-roulotte di 28 chili (ma giura che pagherà lui l'eventuale eccedenza).

Prima ancora dell' arrivo all'aeroporto veniamo già fermati dalla polizia, ma si sa, sono giorni caldi e un'intensificazione dei controlli è di routine.

Pippo ha dimenticato il pettine (gravissimo, con i suoi due millimetri di capelli), Pierluigi ha dimenticato la torcia (gravissimo, andando in un paese dalle notti più brevi e luminose che si possa immaginare), Gianfranco ha dimenticato il PIN per prelevare con la carta di credito (gravissimo, dato che ha un cash che non si potrebbe permettere neanche l'avvocato), Ale ha dimenticato la giacca a vento (quisquilie: ieri alle venti a Capo Nord la temperatura era di 4°C).

Tutti insieme dimentichiamo di scattarci la foto alla partenza (e questo ci alleggerirà la coscienza per ogni ulteriore scatto perduto).

Giunti al metal-detector Pippo tenta di sabotare la polizia italiana:

l'apparecchio suona come il Big-Ben. Vano ogni tentativo di ridurlo alla ragione. Fra Pippo e il poliziotto inizia una guerra dei nervi: il primo toglie dalle tasche una manciata di monete, un foglio di carta (?), un'altra badilata di euro-spicci... poi non contento affibbia una vigorosa gomitata alla zelante guardia, facendo cadere a terra il metal detector che raddoppia l'intensità della sua sinfonia... l'occhio dello sceriffo sembra voler preannunciare una prorompente,  sonora bestemmia.

Non avviene nulla. Il poliziotto si dichiara sconfitto e non abbozza neanche un tentativo di vendetta quando anche Ale da il là alla metaldetectoròrchestra.

Il Panta e Gianfranco sembrano sguazzare nella routine di esperienze già vissute.

Il volo (in ritardo) è piuttosto tranquillo, disturbato solo dai fragorosi scoppi di riso di Gianfranco che guarda i cartoni animati (crediamo sia l'unico su tutto l'aereo).

Il maresciallo è stato esiliato sul lato sinistro del corridoio, a spartirsi il sedile con un donnone afro-americano della stazza stimata di centoventi chili, che non sembra stuzzicare più di tanto i suoi famosi e ribelli ormoni.

Oslo, 19.30:

Terminata la sosta ci attendono un nuovo imbarco e un nuovo decollo (a dire il vero piuttosto zigzagante). Il personale di bordo, specie in fase di atterraggio, non riesce a dissimulare un certo nervosismo: ci sorge spontaneo il sospetto di aver assistito al primo viaggio di un pilota. Giunti ad Oslo il dubbio si fa certezza, ed il faccione rubizzo e soddisfatto della giovinetta che ci ha traghettati ne è il sigillo di garanzia.

Ritiriamo il bagaglio e ci trasferiamo in città by train (costo pro capite 72 corone=oltre 9€).  C'è una linea veloce (50 Km in 20 minuti), ma noi la disdegnamo perché troppo comoda. Se ci fosse un servizio di trasporti a dorso di cammello farebbe al caso nostro. La temperatura si aggira sui 15°C, effetto piuttosto gradevole per chiunque rechi seco un adeguato abbigliamento.

Il centro ci appare subito grazioso e raccolto, profumato al pino silvestre (favola olfattiva che Pippo minaccia di distruggere non appena metterà le mani o altro su una toilette). Le distanze sono davvero ridotte (peccato che l'apparato logistico che ci trasciniamo dietro faccia invidia alla brigata Julia). La nostra lussuosa camera quadrupla con doccia e angolo cottura non è proprio una suite, ma è pulita, ordinata, spaziosa (nei limiti del ragionevole) ed offre una gradevole vista. Decidiamo di personalizzare il davanzale con arredi estemporanei. Qualcuno ci guarda incuriosito. Ci rinfreschiamo e usciamo alla spasmodica ricerca di cibo.

Oslo, 23.55:

Siamo stati al Vigelandpark ed è effettivamente suggestivo: le sculture sono sparse in un bel parco pieno di giovani, con campi da tennis, reti da pallavolo ed un prato che sembra fatto apposta per giocare a pallone. La tentazione del fast-food ha avuto il sopravvento: per oggi è meglio mangiare qualcosa di noto e a prezzi non troppo diversi dal consueto.

Dopo cena Pippo e Ale hanno modo di incontrare la zia Antonella (da Padova), che per uno scherzo del destino fa un viaggio molto simile al nostro.

Il centro invoglia a passeggiare, anche perché il sole sembra non voler tramontare mai (in effetti mentre scriviamo sembra che siano le nove di sera). Nota stonata:nella zona della stazione centrale è meglio tenere gli occhi ben aperti, perché gira un po' di brutta gente.

Oggi abbiamo qualche problema di connessione, ci dispiace ma non siamo andati on-line tempestivamente; cercheremo di migliorarci già da domani.

Stanchi come siamo è meglio andare a nanna.

 

Galleria di immagini:

Gianfranco fuma a Zurigo

In albergo

Vigelandpark: Foto1   Foto2   Foto3

Arredi esterni

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