Diario del 9° Giorno Tappa Kåbelvag-Ramberg

11 Luglio 2002,

Nottata burrascosa.

Come immaginavamo il campeggio era di tipo diverso dai precedenti. Grazie al cielo è più giovanile, ma è superaffollato in relazione ai servizi (una doccia, un lavandino, un WC, una cucina comune puzzolente di anni di frittura e di inutili lavaggi con varichina), ma la cosa più allarmante (non volendo parlare delle zanzare) è la presenza, alle nostre spalle, di un tendone misterioso (alloggi o magazzino?).

Intorno alle 3 di notte il casino è totale. Gianfranco, dopo aver provato in tenda un paio di pose da culturista, emerge a mezzo busto, ed imbruttisce (v. intr. dial.: assumere un atteggiamento ostile e minaccioso) a un tedescotto con barbetta rossiccia, tipo Alexi Lalas (indimenticato calciatore del Padova).

Torna miracolosamente il silenzio.

Intorno alle 6 il fattaccio. Dal tendone misterioso emerge un numero imprecisabile di americani: tutti sui 45 anni, tutti freschi come boccioli di rosa, tutti di ottimo umore. Inizia probabilmente una gara di barzellette, nella quale sembra trionfare quello con la voce più poderosa e fastidiosa.

Omettiamo per decenza di riportare la serie di parolacce, improperi e volgarità che abbiamo riversato su di loro.

Preparata la macchina chiediamo al campeggiatore informazioni sull'accesso ad internet, di cui abbiamo visto un manifesto alla reception. Lui ci dirotta in paese.

Kåbelvag al mattino sonnecchia ancora. In teoria l'internet cafè dovrebbe aprire alle 11, ma non sapremo mai l'orario effettivo. Dopo aver gironzolato lungo il porticciolo ed aver fatto colazione sui tavoli pubblici (gradita e diffusa usanza norvegese), preferiamo non perdere troppo tempo e ci mettiamo in moto (sono le 11.30).

La nostra prima tappa è Henningsvær, definita (dai locali) la Venezia del Nord. Chiaramente il paragone non è sostenibile, ma il villaggio è carino. Gli abitanti sono meno di un migliaio, ma nella stagione di pesca il centro giunge ad ospitare 5000 lavoratori. Per arrivarci costeggiamo belle spiagge bianche, e scavalchiamo un paio di tratti di mare su strettissimi ponti.

La giornata è stupenda, molto calda e luminosa. Il cielo è di un azzurro che iniziavamo a dimenticare. Ci fermiamo per una lunga pausa nel piccolo centro di Borg, per visitare una casa-museo vichinga (80 corone a testa), pur sapendo che la spesa è eccessiva.

La casa (una ricostruzione su resti originali) offre un area museale più seria, ed una folcloristica, in cui personale in costume fa rivivere le attività tipiche di un centro simile: lavorazione di pelli, tessitura, fabbricazione di ceste... immancabile un angolo gastronomico (con zuppe e idromele). All'esterno cinghiali e cavali, ed un lungo percorso che conduce ad un laghetto, su cui naviga (a pagamento) la copia di una nave vichinga. Per i più fessi c'è anche la possibilità di remare (dietro ulteriore pagamento). Ci guardiamo bene dal salire a bordo, limitandoci a fotografare gli improvvisati rematori (cioè i più fessi).

Dopo la lunga sosta (un attimo di regressione infantile, lo confessiamo), prendiamo a visitare i centri meno battuti. Prima la spiaggia di Unstad (4 case in una spianata circondata su tre lati da muri di verde), poi quella di Utakleiv, davvero irresistibile.

Qui ci fermiamo a lungo, concedendoci i piaceri del sole e arrischiando un bagno da infarto nelle acque gelide. Pierluigi e Gianfranco si incamminano verso gli scogli, senza sapere che c'è un tacito accordo fra uomini e gabbiani, che prevede un'equa spartizione del territorio. Il gabbiano è un animale piuttosto permaloso ed aggressivo, così la passeggiata ha termine con una precipitosa ritirata, sotto gli attacchi in picchiata di questi uccellacci diabolici. Impareremo ad odiare i gabbiani artici anche per i loro strepiti (che cavolo di verso fanno i gabbiani?) che ci accompagnano giorno e notte da quando siamo sbarcati.

Ripreso il cammino andiamo dritti filati a vedere il minuscolo Nusfjord, circondato da casette di pescatori (dette rorbu), che vengono affittate ai turisti. Proseguiamo verso sud, con una mini-sosta a Reine e dirigiamo verso l'ultimo villaggio dell'arcipelago, che ha il curioso nome di "Å".

A pochi metri dalla meta Pierluigi ha una visione fulminea: una cassetta di pesce che indica un internet-point. L'indicazione non è chiarissima (Ale bussa a casa di un pescatore), ma non c'è tanto da sbagliarsi in un villaggio piccolo come Tind.

Una volta dentro ci diamo da fare per recuperare il tempo perso, mettere on-line il diario degli ultimi giorni e scaricare un programmino per ridurre le foto (operazione che era diventata complicatissima).

Felici e divertiti del nostro successo torniamo indietro verso Nord, andando a sistemarci in un bel campeggio a Ramberg. Mangiamo in una veranda comune guardando il mare. Fuori la gente guarda noi, che facciamo sparire i soliti panini (oggi 24) e le solite mele.

Più tardi scendiamo sulla spiaggia per il nostro primo sole di mezzanotte. Le foto sono state scattate all'una di notte (la mezzanotte solare). Poi sistemiamo le ultime cose, stendiamo un po' di bucato e ci ritiriamo, sempre accompagnati dalle strilla dei gabbiani.

 

 

Sono on-line le immagini:

Colazione a Kabelvåg

Henningsvær

Il museo di Borg: foto 1   foto 2   foto 3   foto 4   foto 5   foto 6   foto 7   foto 8   foto 9

ancora per strada

Bellezze al bagno: foto 1   foto 2   foto 3

Nusfjord: foto 1   foto 2

Stiamo lavorando per voi: foto 1   foto 2   foto 3

Å

Reine

La cena dei giusti

Sole di mezzanotte: foto 1   foto 2   foto 3   foto 4

L'una e un quarto (non le 13.15): foto 1   foto 2

Le due e mezza (non le 14.30)

 

 

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