Diario del 15° Giorno Tappa Alta-Tromsø

17 Luglio 2002,

Gran bella dormita, con il sole (fin troppo caldo) che ci fa schizzare fuori dalle tende già prima del le 8. Il più euforico è Gianfranco, cui le notti in tenda hanno risvegliato l'animo campestre e militaresco. Entrando nei bagni, affollati di campeggiatori, chiede di "far spazio al nonno", ben sapendo che nessuno capirà. Tornerà alla tenda ridendo, raccontando del vuoto che gli si è subito creato intorno.

Niente di strano, dato che nel campeggio è ospitata una carovana di 10 camper italiani!

Lasciamo il campeggio con calma, dopo aver pianificato finalmente un nuovo programma di viaggio, in cui reinserire il giorno di vantaggio accumulato finora, e dopo aver fatto quattro chiacchiere con una simpatica camperista di Bari, che insieme al marito viaggia con la carovana tricolore.  Le diamo indicazioni rassicuranti sulle condizioni della strada per Hammerfest, sperando di non essere stati troppo teneri, altrimenti saremo maledetti da tutta la tribù viaggiante.

Ci sembra una buona idea dedicare il giorno libero alla visita di un ghiacciaio, ove (possibilmente) ripetere la bella esperienza del campeggio libero. Così oggi andremo a Tromsø, domani a Tømmerneset, poi a Korgen (come già previsto) e a Leiråmoen, alle spalle del Saltfjellet Nasjonalpark.

Per affrontare la tappa di oggi (senza grandi motivi di interesse), bisogna partire con una buona colazione. Anche stavolta la comunità di Alta non tradisce le nostre aspettative, con una bakeriet da mille e una notte. Riforniti come cammelli riprendiamo silenziosi la strada verso sud.

Lungo il percorso ci concediamo poche soste, perché vorremmo arrivare abbastanza presto a Tromsø, che ci risulta essere una città vivace e giovanile (anche perché sede di una importante università). Ci concediamo qualche sosta (al grido di Sami! Sami!) per gli ultimi acquisti artigianali (in realtà pochini). Particolarmente panoramico è il villaggio di Gildetun. Micidialmente noioso è invece il lunghissimo Kåfjorden (50 chilometri): non sappiamo i prezzi, ma da Olderdalen, con due brevi traversate in traghetto, si risparmia un sacco di strada per andare Tromsø (71 Km anziché 188). Chi dovesse fare questo tragitto ne tenga conto.

Il campeggio previsto per oggi (a Ramfjord) è piuttosto lontano dalla città di Tromsø (una ventina di chilometri), per cui decidiamo di andare avanti, cercandone altri più piccoli, ma più vicini. Arriviamo in vista del Tromsø Bru e della Cattedrale dell'Artico (che a prima vista ci sembra piccolina), di campeggi nemmeno l'ombra. Un cartello ce ne indica uno a tre chilometri, ci affrettiamo a raggiungerlo. L'auto che entra in campeggio avanti a noi, scherzi del caso, è quella dei nostri vicini di campeggio di ieri.

Alla reception ci chiedono 900 corone per una hytte (!), ripieghiamo decisamente sulla soluzione tenda (anche se non è poi tanto più economica). Prima di insediarci diamo un'occhiata in giro per scegliere il posto migliore (come di consueto). Lo spazio è risicatissimo, ricavato nel sottobosco (quindi con suolo pieno di radici) o in alternativa sul greto sassoso del torrente.

Roba da pazzi! Dopo Soverato lo sanno anche i muri che con l'acqua non si scherza, e qui quando piove ne può venir giù davvero tanta. Ci siamo abituati, in questi giorni, a vedere rigagnoli scorrere al centro di distese di sassi, e a veder torrenti tumultuosi che sulla carta non sono neanche segnati. I servizi poi sono lontani e non proprio a posto (ormai siamo pronti per fare gli osservatori di camping). Saputo, infine, che l'accesso in camping è vietato oltre le 23 (il ché vorrebbe dire rinunciare ad una bella serata a Tromsø) ci abbiamo messo un attimo a girare i tacchi ed andarcene.

L'idea è di andare direttamente in città, e poi riprendere la via verso Ramfjord. Se il campeggio sarà ancora aperto entreremo, altrimenti ci fermeremo in una delle aree pubbliche (che si trovano spesso) predisposte lungo la strada.

Per prima cosa raggiungiamo la Cattedrale dell'Artico, rifiutandoci però di pagare altre 20 corone a testa per visitare una chiesa del 1965, la cui grande vetrata, tra l'altro non è visibile se non viene illuminata dall'interno (cosa che chiaramente ha luogo solo nelle ore di buio, cioè fra qualche mese). Facciamo un bel giro sull'esterno (che non ci dice un granché), poi attraversiamo il bru verso la città.

Il Sentrum è minuscolo, tutto articolato su tre vie parallele (la principale è la Storgata, come in quasi tutte le città norvegesi) e due piazze trasversali. Se non avesse iniziato a piovere (poco) da una mezz'ora, probabilmente ci sarebbe più animazione nelle strade. La gente, invece, Si gode il tepore dei moltissimi locali (pub, caffetterie...).

Noi dobbiamo innanzitutto prendere cognizione del territorio, così da buoni italiani non rinunciamo all'idea della "passeggiata in centro": concetto tipicamente nostrano, alieno a chi vive qui (come in molte altre parti del mondo). Chi esce da un ambiente chiuso, qui lo fa per entrare in un altro, non certo per prendere il freddo o la pioggia inutilmente). Prolunghiamo i nostri giri fin quasi alle otto, con Ale che ha una fastidiosa infiammazione al collo del piede (memoria tangibile della escursione di ieri), e Gianfranco che preme per pagare la cena a tutti, dato che domani è il suo compleanno.

Viene accontentato a metà: ceniamo a nostro carico, poi ci spostiamo in un locale da definirsi, dove ci offrirà da bere. Dalle finestre vediamo la città che pian piano si risveglia. Qui si mangia presto come altrove, ma dopo cena (e siamo di mercoledì) la gente esce, si incontra (sorride, addirittura!). È un bell'ambiente, fresco e giovane.

Dopo lungo peregrinare da un'insegna all'altra, scartata l'idea di andare al pub dei pescatori, e a quello irlandese (che ha l'aria di essere pieno di cinquantenni dal gomito già piuttosto alto) entriamo da Emma (e sembra che abbiamo visto bene). Qui la sosta si prolunga fino all'orario di chiusura, fra una birra e due chiacchiere (inutile anche sollevare polemiche sportive, oggi non riusciamo a litigare neanche un po'), senza l'attenzione addosso da parte della gente del posto, qui abituata al contatto coi forestieri.

Allo scoccare della mezzanotte scappiamo come Cenerentola, festeggiando ancora Gianfranco per la strada, poi decidiamo di visitare in macchina le altre parti della città (la zona universitaria, per esempio). Imbocchiamo un tunnel e ci rendiamo conto che sotto la città c'è un dedalo di gallerie, raccordate da rotonde sotterranee (le foto non rendono l'idea), come se fosse una città scavata nel formaggio. Questi norvegesi non smettono mai di stupirci, quando si tratta di ponti e gallerie.

La serata si spegne così, con noi quattro che ancora non abbiamo deciso dove andare a dormire.

 

Galleria di immagini:

Colazione ad Alta

(Forse) le ultime renne

chilometro dopo chilometro: foto 1   foto 2   foto 3   foto 4

a Tromsø: foto 1   foto 2

La città delle formiche

 

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