Diario del 21° Giorno Tappa Ringebu-Oslo

23 Luglio 2002,

(Tanti auguri a Barbara)

Non per ripetersi, ma ancora una volta ci alziamo con tutta calma.

Avevamo disegnato il nostro viaggio influenzati da due fattori rivelatisi poi ininfluenti: Innanzitutto va detto che la condizione delle strade non è affatto malvagia; sembra che per migliaia di chilometri una asfaltatrice abbia viaggiato avanti a noi (ed infatti gli unici tratti rovinati li abbiamo incontrati fuori dal tracciato previsto). Il secondo problema che avevamo sopravvalutato era quello dell'orario di accesso ai campeggi. Eravamo abituati a dover entrare al più tardi entro le cinque, ma qui è prassi comune arrivare anche a notte fonda, piantare le tende e registrarsi direttamente al mattino, prima di andare via (nei camping più grandi siamo sicuri che sia possibile anche entrare, utilizzare ogni tipo di servizio ed andarsene senza che nessuno chieda conto di niente).

Il consiglio che possiamo dare a chi viene a campeggiare quassù è di porsi delle mete fisse, ma di gestirsi le tappe intermedie a piacimento, senza farsi vincolare troppo dal percorso. Per i camperisti, poi, c'è la possibilità di sfruttare al massimo la luce notturna, arrivando nelle città (gli unici punti di interesse legati agli orari della società locale) in orari diurni, e viaggiando e facendo escursioni in qualsiasi orario (perché no, anche a notte fonda). Del resto dappertutto si trovano aree attrezzate con bagni, acqua potabile...

Tornando a noi, abbandoniamo senza troppi rimpianti il camping (o forse cimitero di roulotte abbandonate) che così fortunosamente avevamo trovato ieri. Prima di uscire torniamo alla reception e restituiamo la saliera che ci eravamo fatti prestare per condire la pasta.

Dopo 12 chilometri siamo nel centro (per così dire) di Ringebu, che trapassiamo come una freccia nel burro. La nostra prima destinazione è Lillehammer, centro noto per aver ospitato le olimpiadi invernali nel 1994. La strada centrale è piena di gente (soprattutto turisti) in corsa da un negozio all'altro: una staffetta del souvenir. Diamo uno sguardo intorno, soprattutto alle pasticcerie (Gianfranco ha dichiarato solennemente che per un mese si terrà alla larga dai dolci), poi ci arrampichiamo verso gli impianti olimpici, fino al trampolino dei salti (uno scivolo pazzesco, rampa d lancio per un volo a capofitto verso il paese).

Qui, con la vallata aperta ai nostri piedi, mangiamo i nostri panini (consumare i pasti nelle bakeriet costa più che comprare a portar via). Anche quassù c'è animazione. Noi siamo arrivati in macchina, ma è possibile salire al trampolino anche in seggiovia o a piedi, grazie alla lunghissima scala metallica che Gianfranco si diverte a percorrere (discesa e risalita) sotto lo sguardo scettico degli altri, che lo aspettano in alto. Affacciarsi al trampolino dev'essere un'emozione particolare, dato che c'è un biglietto d'accesso anche qui (15 corone).

Oggi riconsegneremo la macchina, e vogliamo mantenere un margine di anticipo sui tempi. Torniamo a valle e riprendiamo la solita E6. Ci concediamo ancora una sosta pochi chilometri dopo, ad Hamar. Qui (sempre in occasione delle olimpiadi del '94) è stato costruito un palazzetto del ghiaccio avveniristico, a forma di nave vichinga capovolta, con enormi capriate in legno. Manco a dirlo, pretendono anche qui il pagamento di un biglietto per entrare (stavolta non se ne parla nemmeno).

Via via il traffico aumenta, incontriamo gli ultimi autovelox (che tentiamo senza successo di fotografare, chiedendoci come facciano loro a fotografare noi), l'unica strada in tutta la Norvegia con limite di velocità a 100 all'ora (solo pochi chilometri, tanto per gradire) e ci troviamo alle porte di Oslo (ingresso 15 corone). Prima di riconsegnare l'auto bisogna fare il pieno, ma non troviamo facilmente un benzinaio. La cartina ne segnala alcuni, ma il primo che raggiungiamo non esiste più e il secondo (dannazione!) è appena fuori dalle barriere, uscendo dall'altro capo del centro-città: così ci tocca arrivare alla prima rotatoria, pagare di nuovo, rifornirci di benzina e proseguire verso il centro. Gianfranco e Ale scaricano i bagagli all'albergo, Pippo e Pierluigi vanno a riconsegnare la macchina.

La stanza che ci hanno dato in albergo è esattamente un piano più su di quella in cui abbiamo dormito venti giorni fa. Subito la invadiamo con i nostri bagagli, con l'ennesimo riordino (alla ricerca delle superstiti risorse di abbigliamento).

Una volta insediati, ci si riposa, ci si fa una doccia, si fanno due conti per capire dove siano spariti tutti i soldi, si pensa al da farsi. Usciamo nel tardo pomeriggio (cioè all'ora di cena locale), diretti verso la Karl Johansgate (la spina dorsale di Oslo). La percorriamo tutta, come stupiti di fronte all'esistenza di una città in una terra che ci aveva abituati a tutt'altro. Ceniamo, poi ci spostiamo verso il secondo polo di aggregazione della città, Akerbrygge.

Si tratta di una zona portuale, con un grande centro commerciale (una settantina di negozi e 35 punti di ristoro, fra bar, pizzerie, fast-food, ristoranti, pub...) Facciamo qualche foto sul molo, poi iniziamo a guardarci intorno. Giusto in tempo per l'inizio di un acquazzone versione extra-strong. Ci infiliamo a casaccio nel primo locale che incontriamo, il "Bar1". Non è economicissimo (ma non più caro di tanti altri), non è neanche giovanile, ma c'è una scelta di superalcolici da far paura: la lista della casa si apre con 240 diverse varietà cognac. Immaginate il seguito, ed aggiungete la possibilità di scegliere in una lista parimenti assortita di sigari cubani e dominicani: dovrebbe bastarvi per farvi un'idea del locale.

Qui scatta il concorso a premi: abbiamo ordinato in rigoroso ordine alfabetico: un cappuccino, un Porto invecchiato 10 anni, una Smirnoff ice e una Tuborg 0,5.

A coloro che nel forum indovineranno l'esatto abbinamento fra bevande e viaggiatori verrà inviata tramite e-mail una selezione di immagini inedite tratte dai nostri archivi di viaggio. Giocate, giocate, giocate! ...

Aspettiamo con indifferenza che passi la buriana, poi (ancora sotto la pioggia), riprendiamo la via di casa. Usanza locale vuole, però, che usciti da un locale si debba obbligatoriamente entrare in un altro. Noi facciamo tappa all'Horgan's pub, vicino all'albergo.

Qui l'ambiente non ha niente a che vedere con quello che abbiamo lasciato, la musica è violenta, ai tavoli si incontrano membri delle etnie A e B. C'è chi parla, chi beve, chi gioca a biliardo (al piano interrato), chi si trascina a fatica da un tavolo all'altro senza riuscire a fare tre passi nella stessa direzione, chi con la cannuccia spruzza birra in faccia ai commensali, chi suona trombette di carnevale, chi tenta improbabili approcci (ricevendo continui rifiuti), chi abbozza passi di tango (peccato che la musica sia di genere un tantino diverso). Il tutto condito dal consueto andirivieni di Valchirie galoppanti. Noi sembriamo bambini a Disneyland, e ci fermiamo qui ancora a lungo. Pensiamo di tornare anche domani (in realtà lo abbiamo già lasciato detto).

 

Galleria di immagini:

a Lillehammer: foto 1   foto 2

Hamar

Il parco reale ad Oslo: foto 1   foto 2

Per le vie del centro

Aker Brygge: foto 1   foto 2   foto 3

 

 

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